mercoledì, ottobre 18, 2006

Una palestra di sogni

di Andrea Lagomarsini

L'informatica è una sorta di magia, che nasce dentro a una persona dalla tenera età, si mescola con i pensieri e inizia piano piano a concretizzarsi solo quando si inizia a padroneggiare uno dei tanti linguaggi che io chiamo "dei sogni".
Così ho iniziato a nove anni a scrivere i miei di sogni.
Dapprima un piccolo "Ciao Mondo", che si stagliava sul mio monitor a fosfori verdi come se fosse il primo passo sulla luna del genere umano. Poi una tastiera musicale elettronica, che trasformava i tasti del pc in inascoltabili tremolii sonori. Poi ancora le cose molto strutturate e complesse che oggi mi rendono un programmatore e mi danno il pane.
Quindi una passione, un modo per concretizzare i propri pensieri, che diventa un occupazione, una professione, una ragione di vita.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Nell’universo dei galli che passano il tempo sia a cantare sia a beccarsi fra di loro, oltre che ad ingrandire il cumulo di mondezza dove operano, io vivo la mia realtà fatta del "fratello grande che aiuta quello più piccolo". E’ una dimensione spontanea e naturale che mi appartiene e che trasporto sia nel mio quotidiano privato che in quello lavorativo.

Sul lavoro posso quindi essere un fratello maggiore che aiuta il più piccolo perchè sarà il mio braccio del futuro, ma spesso sono quello minore che ha il potenziale ma che ha bisogno della forza del fratello grande per realizzare le cose che ha in mente. Sono, quindi, uno dei bracci dei miei fratelli grandi.

La tua esperienza con BTicino mi sembra un caso simile (se ho ben capito). Mi chiedo quindi come e se sia possibile contaminare con questa mentalità il territorio, per fare capire che aiutare a crescere l’ambiente che ci circonda è una cosa che paga; specialmente sul lungo termine paga sempre.
Il motivo per cui ciò non avviene è sempre legato alle abitudini nepotiste e protettive che non guardano per niente lontano ma sono concentrate sui propri cumuli di mondezza.

Se almeno uno dei fratelloni (quelli con i cumuli molto grandi) che ci sono in Italia capisse e cominciasse ad agire per restituire al territorio quanto meno ciò che il territorio gli ha dato forse comincerebbe un processo positivo contaminante.

Nel frattempo, resto convinto che bisogna spingere per un progetto che formi delle mentalità nuove da inserire nel territorio.
Ma spero anche che i fratelli saggi, come BTicino, capiscano sempre di più che se non investono nei fratelli piccoli ma creativi perdono le vere grandi opportunità di business e di crescita che gli si possano mai presentare.